* ANGELI CUSTODI,credici ti cambieranno la VITA*
 
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QUELL'INCREDIBILE IMMAGINE SULLA FOTOGRAFIA

Spagna 1991: Alicia Quintaval Villegas, una donna di Torrelavega, ca­salinga e madre di una figlia, si ritrova a passeggiare in un bosco di El Escorial, quando un forte odore di incenso la conduce fino a un luogo che è spinta, per curiosità, a fotografare. Sembra proprio un boschetto delle fate, con alberi secolari, erba nuova e coloratissimi fiori selvatici. Un sog­getto sufficiente per quello che doveva essere un semplice ricordo di va­canza, ma che contiene invece ben altro, come Alicia scoprirà al momento dello sviluppo della fotografia Al centro di quest'ultima infatti, campeggia una figura diafana, sessuata e vestita di una tunica bianca. I capelli sono biondi, il volto di una serenità perfetta. I piedi inoltre non sembrano toccar terra, quasi che fluttui a mezz'aria. Potrebbe trattarsi di una fata, se nonché un'immagine profana non si presenterebbe all'obiettivo recando in mano un calice dell'Eucaristia. L'autrice dell'insolito documento fotografico è sconvolta e, interrogata più volte, giura di non aver veduto proprio nulla al momento del clic, dicendosi certa che la figura sia apparsa soltanto in un secondo momento, come se l'obiettivo avesse catturato un'immagine ap­partenente a un mondo sconosciuto, invisibile all'occhio umano. Soltanto quando la foto arriva sul tavolo di una rivista cattolica qualcuno sembra voler dar credito alla buona fede della donna spagnola. Ha così inizio una lunga trafila di conferme e smentite, discussioni e polemiche. La foto fa il giro del mondo e il periodico italiano Il Segno la pubblica addirittura in copertina, adducendo formalmente l'ipotesi che possa trattarsi davvero dell'immagine di un angelo.
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DOPO IL TRAUMA, QUELLA MUSICA

In seguito a un aborto spontaneo, una donna racconta:

"Dopo il trauma mi ammalai gravemente e un giorno, mentre pregavo, mi sentii come sollevare di peso udendo subito dopo una musica melodio­sa, come un coro celeste che cantava. Un'esperienza che non potrò mai dimenticare".
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UNA MANO SULLA SPALLA CHE MI INCORAGGIAVA

"Ero entrata in una profonda crisi spirituale", rivela un'infermiera "in quel periodo facevo il turno di notte, ma non ce la facevo più ad andare avanti per via del dolore, della solitudine e dello stato di profonda prostra­zione in cui mi trovavo. A un certo punto, nel silenzio di una notte partico­larmente penosa, avvertii chiaramente una mano appoggiarsi sulla spalla, in un gesto che mi infuse una sensazione di grande conforto".
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LA PACE RITROVATA

Racconta una donna che preferisce rimanere anonima: "Stavo vivendo un momento di profonda crisi coniugale e trascorrevo le notti in bianco invocando l'aiuto di Dio. Un giorno persi l'equilibrio e, nel cadere, vidi distintamente una luce bianca che mi pervase di un sentimento di pace e felicità. Nonostante i miei problemi non si fossero risolti per questo, da quel giorno cominciai a vederli sotto una diversa prospettiva, trovando finalmente la forza di affrontarli.
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AVVENTURA IN ALTA QUOTA

L'alpinista Francis Smythe racconta di aver sentito il proprio angelo perfino durante una scalata solitaria del monte Everest, nel 1933. Egli ri­corda una presenza potente, ma amichevole, in compagnia della quale non poteva sentirsi solo, né temeva alcun pericolo. Sebbene invisibile, la pre­senza divenne per lui talmente familiare che lo scalatore finì per abituarvisi e darla per scontata. "Quando mi fermavo e prendevo dalla tasca dei bi­scotti, era istintivo spezzarli in due, offrendone una parte al mio compa­gno", ricorda.
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 L'ANGELO DEL PRESIDENTE SCALFARO

"Voglio raccontarvi un fatto personale vissuto durante la guerra, al qua­le non sono mai riuscito a dare una spiegazione. Ero stato congedato come militare perché nominato magistrato. Vennero altre leggi che mi rimetteva­no sotto le armi, ma non mi presentai e rimasi per tutto il tempo senza documenti. Un giorno, terminata un'udienza, dovevo andare a Domodossola. Presi il treno che, nella stazioncina di Cuzzago, fece una fermata imprevista. Dalla mia comodissima terza classe in legno dolce mi affacciai e vidi i tedeschi con quelle loro impressionanti divise. Il mio pri­mo pensiero, anche se un po' infantile, fu quello di vedere se dall'altra parte vi fossero vie d'uscita. C'era un tedesco armato di tutto punto che avrebbe tolto a chiunque l'idea di scappare. Si erano già verificati diversi casi in cui delle persone erano state fermate e, senza apparente motivo, fucilate sul posto. Eravamo immobili, con le spalle al treno, ognuno con la tessera di riconoscimento in mano. Vidi avanzare i soldati, fino a quando arrivarono a quello prima di me e poi passarono oltre. Io non esistevo. Era come se non ci fossi. Camminai lentamente a passi indietro per timore che un movimento brusco richiamasse la loro attenzione e risalii quei gradini altissimi della terza classe quando i tedeschi erano ormai lontani. Non ho mai saputo dare una spiegazione a ciò e mi sono detto che certo mia madre in quel momento stava pregando il mio angelo custode di assistermi".
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UN RAGAZZO MAI VISTO CHE SAPEVA IL MIO NOME

A narrare questa vicenda è una donna di nome Euphie Eallonardo: "Fu sconsiderato da parte mia voler fare una passeggiata prima dell'alba nel labirinto di viuzze alle spalle del terminal degli autobus, in una città peri­colosa come Los Angeles. Ma ero giovane ed arrivavo per la prima volta nella metropoli. Il colloquio che dovevo sostenere per ottenere un posto di lavoro era fissato per cinque ore più tardi e non seppi trattenermi dall'esplo­rare i dintorni. A un tratto mi resi conto di essermi perduta per i vicoli e, voltandomi, vidi tre uomini che mi seguivano cercando di non farsi notare. Tremando di paura, feci quello che faccio sempre quando mi trovo in diffi­coltà: piegai la testa e chiesi a Dio di salvarmi. Risollevando lo sguardo vidi un quarto uomo che si avvicinava dall'oscurità e pensai di essere per­duta. Sebbene fosse molto buio, potei distinguere bene le fattezze del gio­vane: indossava una camicia bianca e un paio di jeans. Aveva in mano un cestino per le provviste ed era pressappoco sulla trentina, senz'altro più alto di un metro e 80. Aveva un'espressione severa sul volto, ma era bellis­simo; non ci sono altre parole per definirlo. Istintivamente, corsi verso di lui.

"Mi sono persa e degli uomini mi stanno seguendo" gli dissi disperata "Volevo fare una passeggiata fuori dalla stazione... Ho paura..." "Vieni" disse "Ti porto al sicuro!"

"Io... non so cosa mi sarebbe successo se lei non fosse venuto..." "Lo so io..." rispose, con voce profonda e sicura.

"Ho pregato che qualcuno mi venisse in aiuto appena prima di vederla". L'ombra di un sorriso gli apparve negli occhi e sulla bocca. Eravamo ormai vicini alla stazione. "Sei al sicuro, adesso" mi tranquillizzò, prima di lasciarmi.

"Non so come ringraziarla" dissi io con un certo fervore. Annuì soltanto con la testa: "Arrivederci Euphie". Mentre mi incamminavo verso l'atrio mi fermai di scatto. Euphie! Ave­va veramente usato il mio nome? Mi voltai di scatto e corsi fuori per chie­dergli come faceva a saperlo. Troppo tardi. Era già svanito".
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* GLI ANGELI *  
  Non li senti, ma li ascolti con il cuore ti cambiano la vita senza far rumore sono gli Angeli, luce dentro di noi i motori della nostra grande vita...<3  
* GLI ANGELI, CI INSEGNANO AD AMARE *  
  Amare deve essere naturale come respirare. Se giudicate la gente, non avrete il tempo di amarla.  
<3 L'AMICO INVISIBILE <3  
  Io so bene che dentro la mia stanza
c'è un amico invisibile,
non si rivela con qualche movimento
né parla per darmi una conferma.

Non c'è bisogno che io gli trovi posto:
è una cortesia più conveniente
l'ospitale intuizione
della sua compagnia.

La sola libertà che si concede
è di essere presente.
Né io né lui violiamo con un suono
l'integrità di questa muta intesa.

Non non potrei mai stancarmi di lui:
sarebbe come se un atomo ad un tratto
si annoiasse di stare sempre insieme
agli innumerevoli elementi dello spazio.

Ignoro se visti anche altri,
se rimanga con loro oppure no.
Ma il mio istinto lo sa riconoscere:
il suo nome è Immortalità.
Emily Dickinson
 
>>>>> OVUNQUE <<<<<  
  Chi non trova il paradiso quaggiù
non lo troverà neanche in cielo .
Gli angeli stanno nella casa
accanto alla nostra
ovunque noi siamo .
 
***__SOGNO__***  
  Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che ho camminato sulla sabbia
accompagnato dal Signore
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che
ad ogni giorno della mia vita,
apparivano due orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché
tutti i miei giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro,
notando che in certi punti
c'era solo un'orma...
Questi posti coincidevano con i giorni
più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia,
di maggiore paura e di maggior dolore.

Ho domandato, allora:
"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me
in tutti i giorni della mia vita,
ed io ho accettato di vivere con te,
perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti
più difficili?".

Ed il Signore rispose:
"Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato
con te e che non ti avrei lasciato solo
neppure per un attimo:

i giorni in cui tu hai visto solo un'orma
sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".

~ Margaret Fishback Powers ~
 
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